giovedì 16 aprile 2009

Una miriade di colori...



Una miriade di colori… Bianco, azzurro, nero, giallo si mischiavano tra loro.

Le nostre guance con occhi bagnati da quell’emozione incontrollabile dell’ultimo saluto, annunciavano alla platea che lo spettacolo era giunto ormai alla sua ultima replica.

Tra un mischiarsi di corpi umani che si abbracciavano fra loro, lentamente i riflettori si spegnevano!

Il lavoro di cinque mesi aveva dato, nel nostro piccolo, il più alto contributo di perfezione.

Eravamo felici e una strana commozione del non vedersi più, si mischiava nell’aria, tra i sudori della stanchezza… Ugualmente eravamo pronti a ripartire… Ma in quel momento era un sogno che quasi tormentava, mischiandosi con la realtà, la testa di ognuno di noi.

Il palcoscenico si svuotava e con esso anche tutto il teatro.

Venti metri più in là era pronta un’altra sala, dove come ultimo gesto di volontari e operatori c’era una pizza, pronta per essere mangiata dalle bocche di tutti.

Dai è stato magnifico! Ci rivediamo? Mi lasci il tuo cellulare? Ci scattiamo una foto?

Erano le piccole frasi che addolcivano la nostra innocenza in cerca di nuove emozioni.

Si, tranne noi, padroni di casa e sazi di età, erano i ventenni i protagonisti.

La loro freschezza e leggera intramontabile alba della giovinezza faceva luce dappertutto!

Ormai finito di mangiare, fuori nel giardino a fumarci una sigaretta, che come ultimo saluto ci avvertiva, ma senza dirci niente, che ormai stanchi dovevano tornare nelle loro case. Quasi a gruppetti si rideva tutti, ma nei nostri visi c’era quasi il rammarico di non vederci più!

Quella storia, come il fumo di una sigaretta, stava per finire… Eravamo tutti o quasi, fuori nel giardino.

Le prime foto ricordo, con i loro piccoli flash sembravano tante piccole lucciole che illuminavano i bianchi denti e gli occhi di tutti. Immortalavano in un rullino un ricordo, che sarebbe stato per quei ragazzi la gioia di un momento.

Quasi fossimo in chissà quale strada; piccoli gruppetti di comitiva, scherzavano baciandosi tra loro.

Ormai si era fatto tardi, e salutandoci, con in tutti la voglia di non staccarsi più da quel presente, cominciavamo a vederli andar via.

Noi, quasi risvegliati da un sogno durato una settimana, ripercorrevamo, fra mille perché, la verità della nostra realtà.


Roma, 05.04.2009


Marco Brucchietti



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